Nosisà - Neri Cjarbon (Folkest Dischi)

La storia dei Nosisà comincia a Pasian di Prato in provincia di Udine nell'Agosto 1993, quando Gianluca Zanier e Paolo Mattotti insieme ad altri musicisti decidono di dar vita ad un gruppo con l’obiettivo di rileggere la tradizione musicale friulana ispirandosi al folk-rock di gruppi come Cappercaille e Fairport Convention. Pochi mesi dopo pubblicano il loro disco di debutto Schiarazula Marazula, interamente dedicato al compositore cinquecentesco Giorgio Mainerio che sin da subito li segnala all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori per il loro stile inconfondibile e per la sorprendente originalità e varietà degli arrangiamenti. Sebbene il loro ultimo disco, Liende, risalga al 1999 i Nosisà in questi anni non hanno mai smesso di fare musica come dimostra Cu4tri del duo Zanier/Mattotti e soprattutto i tanti concerti che li hanno portati ad esibirsi in tutta Europa. A distanza di dieci anni dal loro ultimo disco in studio e con una nuova formazione composta da Gianluca Zanier al basso, Flaviano Miani alle tastiere, Paolo Mattotti alle chitarre, Stefano Penta al violino, Max D'Osualdo alla fisarmonica e Claudio Cappelli alla batteria, i Nosisà tra il settembre e l’ottobre del 2009 hanno inciso il loro nuovo album, Neri Cjarbon. Il disco presenta dieci brani composti da Flaviano Miani e Paolo Mattotti, insieme al fondamentale Gianluca Zanier a farsi carico dei testi. Durante l’ascolto piace l’alternanza tra brani cantati e strumentali, tutti caratterizzati da sonorità a metà strada tra folk-rock e progressive. In particolare a risaltare sono brani come la spelendida title track caratterizzata da uno splendido testo poetico, la sontuosa Sotvos in cui brilla il dialogo tra la chitarra di Mattotti e gli strumenti tradizionali e i ritmi in levare di Agheagane. Altrettanto interessanti sono anche gli strumentali Sun Luntan, Dit e Fat, la pianistica Planca ma soprattutto No Sta Domandà, che brilla per i suoi cambi di ritmo e per il suo travolgente arrangiamento. A livello sonoro stupisce la compattezza del suono, che rispecchia a pieno quello che anche l’impatto live del gruppo, ma soprattutto la freschezza e l’originalità di alcuni arrangiamenti che lasciano sempre intravedere un forte legame con la tradizione popolare. La band friulana con Neri Cjarbon ha dunque cristallizzato l’idea di quello che dovrebbe essere il folkrock in Italia, nella sua accezione più pura. La nostra speranza è questo disco sia la base per una più costante produzione discografica, perché di band come queste la musica italiana ha davvero bisogno.

Salvatore Esposito

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