Abnoba – Abnormal (Kilohertz Records)

Abnoba era la divinità celtica che proteggeva le fonti d’acqua e mai nome fu più adatto di questo per il gruppo piemontese guidato da Vincent Boniface, che traendo spunto dall’inesauribile fonte del folk è riuscito a dar vita ad uno stile originale. Ciò che li rende unici è il loro particolare approccio con la tradizione, che parte da tecniche completamente nuove nell’uso degli strumenti tipici del folk, per giungere ad una riproposta attenta alla composizione e soprattutto all’improvvisazione. Il loro stile a metà strada tra antico e moderno, affascina per l’alchimia sonora creata dalla commistione melodica tra tradizione italiana e francesce, caratterizzata da una rilettura attraverso stili differenti come il jazz, la Balkan Music, l’armonia classica, il funky e i suoni del Sud America. Questo particolare métissage sonoro coniuga mondi formalmente lontani dalla musica di tradizione orale delle Alpi Occidentali e funge come una lascia passare verso il ritorno alle radici del passato. La stessa struttura della band dimostra come si sia cercata una sintesi tra strumenti arcaici, come la cornamusa e l’organetto, sonorità moderne date dall’utilizzo di tastiere, basso, batteria nonché dell’elettronica che funge da perfetto collante spazio temporale. L’asse portante del gruppo è certamente il trio composto dal leader Vincent Boniface (clarinetto, cornamuse, flauti), da Simone Bottasso (organetti diatonici), e da Paolo Dall'Ara (cornamusa, flauti, tarota), ai quali si aggiungono di volta in volta ora la talentuosa Sabrina Pallini alla voce ora Pietro Mumico al piano, mentre la sezione ritmica è in mano a Marco Mammo Inaudi (basso) e Luca Rosso (batteria). La sensazione che si ha ascoltando i loro dischi è che gli Abnoba hanno una marcia in più, data dal grande coraggio che gli ha consentito di muoversi con agilità attraverso la sperimentazione e la ricerca. Tale caratteristica era già alla base di Vai Facile, il loro disco di debutto del 2004 e sembra aver trovato una dimensione ancor più definita in Abnormal, il loro secondo album di recente pubblicazione. In questo disco infatti, il gruppo piemontese è riuscito a condensare tutte le sue anime, infatti se da un lato c’è una grande esuberanza tecnica e compositiva dall’altro questi ragazzi riescono a restare leggeri, con i piedi per terra, concedendosi spesso divertissment, e piccole gag musicali. Ad accompagnare gli Abnoba in questa nuova avvenutra sono stati anche alcuni artisti che hanno incrociato con loro gli strumenti in questi anni, ovvero il ligure Stefano Valla, il più importante suonatore di Piffero delle Quattro Province, il francese Grégory Jolivet alla Ghironda, e Paolo Bonfanti alla chitarra elettrica. L’ascolto di Abnormal è gradevolissimo e spesso ricco di sorprese, soprattutto se si pensa che il materiale preso in esame è spesso caratterizzato da una certa ripetitività dei temi musicali. Ad aprire il disco è la superba Albeena Delight cantata da Sabrina Pallini, la cui voce soul sin da subito spiazza per il riuscito contrasto tra il suo cantato in inglese e la melodia tradizionale che rimanda ai brani da ballo piemontesi. Si spazia così tra le atmosfere minimal di Bofonchio al jazz-fusion di Self, fino a toccare alcuni antichi brani già riproposti da gruppi come Trouveur Valdotèn di cui lo stesso Boniface fa parte o ancora la Compagnia Strumentale Tre Violini. Il vertice del disco è da ricercare proprio in questi brani come il crescendo di La Mort de la Mie, la splendida La Barbunota, Voces Nocturnae dove brilla la voce di Valeria Benigni ma soprattutto la Monferrina in Re dove il piffero magico di Stefano Valla duetta in modo strabiliante con un ispiratissimo Paolo Bonfanti alla chitarra. Completano il disco due bonus track dal vivo che lasciano intravedere l’immenso potenziale degli Abnoba come una delle migliori live band folk degli ultimi anni.


Salvatore Esposito

Posta un commento

Nuova Vecchia