Loredana Savino, la tradizione musicale delle Murge tra U’Munacidde e Francesco Sossio Banda



Loredana Savino è la voce e l’anima de U’Munacidde, gruppo ed associazione culturale dedita alla ricerca, al recupero e alla diffusione della cultura e della musica popolare dell’Alta Murgia pugliese. L’abbiamo incontrata per parlare del suo percorso musicale, delle sue ricerche e della collaborazione con la Francesco Sossio Banda.


Come nasce il tuo amore per la musica popolare ed in particolare per il canto?
Ho iniziato da piccolissima. Il maestro delle elementari ci insegnava canti della tradizione contadina alto murgiana, organizzando una serie di spettacoli. La passione per Il canto è arrivata dopo aver studiato per anni il pianoforte. Il pallino per la musica popolare ce l’ho sempre avuto, divoravo i dischi dei Uragniaum, della Nuova Compagnia di Canto Popolare, dei Terrae e di Danilo Montenegro, fino a che, assieme ad altri amici, che poi sarebbero diventati rispettivamente fisarmonicista e chitarrista de U’ Munacidde, abbiamo iniziato a suonare, a mettere su un repertorio che unisse brani tradizionali del sud Italia e della tradizione alto-murgiana.

So che sei laureata in legge, quali sono stati i tuoi studi di musica popolare?
Dopo 5 anni passati a suonare in giro per sagre, feste di paese, dove, onestamente, il più delle volte ci intrufolavamo suonando a piattino, ho iniziato a studiare canto, soprattutto tradizionale e polifonico con Gabriella Schiavone del quartetto vocale Faraualla; ho anche avuto l’opportunità di approfondire lo studio della tradizione non solo del sud, con Lucilla Galeazzi e Giovanna Marini, facendo un percorso sui modi contadini e sulla tradizione Siciliana e Umbra.

Hai avuto modo di lavorare con Francesco Sossio e i Muretti a Secco, puoi parlarci di questa esperienza?
Ho ancora la grandissima fortuna di lavorarci! Dopo l’esperienza fatta con il progetto Muretti a Secco, che racchiude un libro, un dvd ed un disco nel quale ho interpretato due dei brani in esso contenuto (Bari e Foggia), Sossio ha deciso di portare avanti un progetto di respiro più World, che continuasse a restare legato fortemente ai sapori e colori musicali della nostra arida e stupenda terra ma con un’apertura a contenuti più contemporanei e fortemente impegnati. Ad oggi sono la sua vocalist e il progetto Francesco Sossio Banda sta ottenendo innumerevoli successi e riscontri in diversi festival, ha vinto, infatti, con il meraviglioso brano Sugne, il festival Andrea Parodi ed, inoltre, ha vinto il Folkest nell’edizione 2009, il Folkcontest 2009.

Come nasce il gruppo U'Munacidde?
il progetto U’ Munacidde è nato grazie alla passione che univa me e alcuni amici (diventati poi componenti del gruppo) per la musica popolare e soprattutto per il desiderio di riportare in vita un repertorio, quello altomurgiano e gravinese, colpevolmente dimenticato.


In un epoca in cui la riproposta salentina va per la maggiore, come si inserisce il vostro lavoro sul materiale della zona di Gravina di Puglia?
Devo dire a “calci e pugni”. E’ veramente difficoltoso proporre la nostra musica in giro, in Italia e all’estero. Se sei pugliese fai la Pizzica e basta. Capita spessissimo che la pubblicità dei nostri concerti contenga la dicitura taranta o addirittura in alcuni casi “direttamente dalla notte della taranta”, mettendoci in estremo imbarazzo. C’è molta disinformazione poca conoscenza delle meravigliose diversità della tradizione musicale pugliese, non voglio con questo dire che non apprezzo e stimo il lavoro fatto nel Salento, anzi, dico solamente che la tradizione pugliese non è solo quella. Cerchiamo in ogni posto dove ci capita di suonare, di puntualizzare che non facciamo pizzica, che la nostra è tarantella altomurgiana e che è giusto che la musica tradizionale salentina la facciano i salentini. I risultati sono sicuramente soddisfacenti alla fine dei concerti, perché i dischi la gente li compra e perché riusciamo a trasmettere e lasciare un messaggio musicale diverso ma altrettanto magico.

Ho avuto modo di ascoltare il tuo primo disco con U'Munaciddhe quali sono le differenze sostanziali rispetto all'ultimo disco con i fratelli Cicolecchia? Come si è evoluto il vostro suono?
Questo disco nasce dalla voglia di racchiudere altra tradizione e quindi creare un altro piccolo documento della nostra musica. Abbiamo cercato di far confluire in Tra mbaravogghie e sunne l’ultima parte di repertorio tradizionale che abitualmente eseguiamo nei nostri spettacoli. Buona parte dei brani in esso inseriti fanno parte del repertorio di un’altra folk band gravinese che negli anni ’70 ’80 ha lavorato per la riproposizione della tradizione alto-murgiana e gravinese, i Fratelli Cicolecchia. L’idea di questo connubio è nata anche da una collaborazione che U’ Munacidde ha da anni con i F.lli Cicolecchia scaturita dal desiderio di trasmettere e diffondere nelle scuole, nei più giovani la tradizione popolare del nostro territorio, infatti nel disco, uno dei brani, U’ Pastoure, è interpretato da una ragazza, Sabrina Loglisci, facente parte di uno dei progetti scolastici da noi gestiti. Il primo disco , a differenza di Tra mbaravigghie e sunne, è interamente suonato da U’ Munacidde, non si avvale di nessuna collaborazione con altri gruppi e con altri musicisti, l’obiettivo è sempre stato quello di raccogliere e lasciare un documento storico importante. Il suono fondamentalmente nel secondo disco è più maturo, in virtù degli studi fatti nel corso dei cinque anni trascorsi, dei concerti fatti, un lavoro più mirato, insomma, ad un arrangiamento dei brani più nostro.

Molti dei canti che voi avete riproposto, sono relativi al lavoro nei campi, quanto c'è di attuale in queste composizioni?
Devo dire, sinceramente, che l’affanno, la fatica, non sono cambiati, certamente l’innovazione tecnologica ha reso più leggero, anzi, ha cancellato certe figure professionali ma la precarietà, la mancanza di lavoro, rendono, ancora oggi, veramente difficile e pesante la vita. L’attualità ce la vedo proprio in questo, nel contrasto; prima si lavorava troppo, c’era sfruttamento, oggi ci sono migliaia di persone che a causa delle crisi, della spietata globalizzazione si trovano ad essere vicini alla miseria a non riuscire ad arrivare a fine mese.

Non ho avuto modo di ascoltare Nete Jinte U' Pecciune de La terra, puoi parlarci di questo disco?
Nete Jinte U’ Peccioune de la Terre (nato tra le cosce della terra) è un lavoro coreografico di danza contemporanea per 3 danzatori di una compagnia Francese “Association Espresso Forma” realizzata dal coreografo Ezio Schiavulli e dello scrittore pittore Michele Ardito, ambedue di origini gravinesi. Il titolo della creazione manifesta un forte legame con la terra (http://www.segretidipulcinella.it/sdp20/art_07.htm); legame che, i due creatori della piece, hanno voluto, rimarcare ancora di più chiedendo a U’ Munacidde di realizzare la colonna sonora del tutto originale.


So che avete dedicato molto tempo alle ricerche sul campo dei canti, puoi illustrarci questo percorso di ricerca?
Abbiamo lavorato tantissimo ma molto materiale ci è facilmente balzato alla memoria, come ti dicevo prima, alcuni di noi hanno avuto la fortuna di incontrare nel loro percorso di vita persone illuminate che, in tempi non sospetti, hanno ritenuto importante trasmettere la tradizione musicale (vedi il mio maestro delle elementari), abbiamo lavorato con gli anziani, attinto dai nonni informazioni sia sui canti, sugli stornelli, su delle storie di personaggi gravinesi dei quali si “cantava”, abbiamo preso moltissimo anche dalle ricerche fatte dall’antropologo professor Tobia Granieri che per anni ha condotto studi sulla tradizione gravinese e sul dialetto, infatti, ha curato le trascrizioni e le traduzione dei brani del nostro primo disco, nel secondo, essendo venuto a mancare, abbiamo avuto la possibilità di lavorare con suo figlio Achille e sua moglie. Per U Munacidde, infatti, è importantissimo il lavoro di salvaguardia della lingua del dialetto.

Dal punto di vista vocale quali sono state le tue principali ispirazioni a livello stilistico?
Sicuramente Gabriella Schiavone è la mia principale ispirazione, perché mia maestra ma anche per l’enorme conoscenza e bagaglio musicale tradizionale che mi ha trasmesso. Sono cresciuta anche grazie alla voce meravigliosa di Maria Moramarco dei Uaragniaun, a Lucilla Galeazzi, Rosa Balistreri, all’attore cantante Rocco Capri Chiumarulo grande amico ma anche grande maestro, infatti, semplicemente guardandolo e ascoltandolo ho capito che la musica va vissuta, sentita, a Chavela Vargas, Mercedes Sosa, Violeta Parra, Camaron.

Dal punto di vista della scelta dei canti come avete operato per Tra Mbaravigghie e Sunne?
Abbiamo lavorato e ri-arrangiato dei brani tradizionali che già i F.lli Cicolecchia proponevano negli anni ’70; abbiamo inserito altri brani della tradizione ma abbiamo anche musicato una poesia di una signora gravinese su U’ Munacidde, folletto dei sogni dispettoso, che nel disco ha interpretato la favolosa attrice Terry Paternoster.

Come cambia il vostro suono sul palco? Qual è lo spirito che anima i vostri concerti?
La nostra è una musica da guardare. La nostra forza sono sicuramente i concerti, riusciamo con la messa in scena di ciò che cantiamo a comunicare anche con gente che il dialetto e magari anche l’italiano non conosce. Questo è il nostro obiettivo riuscire a comunicare oltre che con le sonorità, con il ritmo, con la voce ma anche con il corpo e con il movimento.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Un prossimo disco completamente inedito con U’ Munacidde che sarà l’inizio di un nuovo percorso legato alla composizione e a nuove sonorità più world e un nuovo disco con la Francesco Sossio Banda, un mio spettacolo sulle songs di Bertold Brecht e chissà.

U’Munacidde - U’Munacidde/U’ Munacidde e i Fratelli Cicolecchia - Tra mbaravigghie e sunne (Autoprodotti)
Il progetto U’Munacidde è nato nel 2001 a Gravina di Puglia, allorquando un gruppo di amici, spinti dalla comune passione per la riscoperta delle tradizioni musicali dell’Alta Murgia, decisero di intraprendere un percorso di ricerca per riportare alla luce un patrimonio culturale che stava letteralmente scomparendo nel vasto panorama musicale pugliese. Guidato dalla cantante e ricercatrice Loredana Savino, il gruppo è attualmente composto da Sandro Varva (voce), Saverio Paternoster e Michele Marulli (percussioni), Giuseppe Cardano (chitarra), Carmine Calia e Francesco Tucci (fisarmoniche), Renzo Cicolecchia (violino e Leo Zagariello (basso). La particolarità di questo gruppo è però quella di essere aperta alle diverse collaborazioni artistiche, per arricchire di stimoli ed idee il proprio bagaglio musicale. Il loro disco di debutto omonimo, è stato pubblicato nel 2005 con il patrocinio della Fondazione E. P. Santomasi di Gravina e rappresenta il risultato di una lunga ed approfondita ricerca sulle fonti tradizionali della musica dell’Alta Murgia, partendo dal repertorio di Gravina per allargarsi successivamente a quello delle zone limitrofe. Attraverso gli undici brani tradizionali proposti nel disco si compie un vero e proprio viaggio nel tempo, e ad ogni brano si apprezza la lunga stratificazione culturale che caratterizza la storia della loro terra, e questo grazie anche alla misurata ma incisiva commistione tra ritmi e melodie tradizionali con sonorità tipiche dell’area mediterranea. Si spazia così da scioglilingua senza tempo come la travolgente U’ Lebbre e U’ Re alla dura realtà dell’emigrazione di All’Amereche fino a toccare la religione in Gesù Bambine Mì ma anche tematiche familiari come la figlia da sposare in Mamme Ca U Zite Iè. Insomma Loredana Savino riesce a ricreare uno scenario antico, nel quale si rintracciano i fili di una tradizione musicale ben diversa e definita tanto rispetto a quella del Gargano quanto soprattutto a quella Salentina, e questo senza mai cedere alla facile contaminazione verso sonorità più commerciabili. Insomma con questo debutto U’Munacidde ha tracciato un importante sentiero attraverso la tradizione musicale pugliese, permettendoci di riscoprire brani sorprendenti nei quali si rincorrono tematiche ed atmosfere diverse, nei quali si riscoprono i volti, le mani, le braccia, le storie della gente comune, di coloro che lavoravano nei campi, e per il quali la musica era lo strumento per raccontare storie, per non pensare alla dura fatica della terra. Proprio alla terra è dedicato invece Nete Jinte U’ Peccioune de la Terre, quello che può essere definito come il secondo disco de U’Munacidde, e che nasce come colonna sonora per uno spettacolo di danza, realizzato dal coreografo Ezio Schiuavulli. Il disco presenta brani strumentali, tutti composti per l’occasione ma che comunque mantengono un forte legame con la tradizione presentando gli stilemi tipici della musica popolare. Il terzo lavoro de
U’Munacidde, Tra mbaravigghie e sunne, è forse quello che chiude il cerchio del loro percorso di ricerca e che li vede affiancati dai Fratelli Cicolecchia, ovvero i pionieri della ricerca e della riproposta del materiale tradizionale proveniente dall’Alta Murgia. Questa collaborazione tra i giovani Munaccidde e i pionieri Fratelli Cicolecchia, parte da molto lontano avendo i due gruppi collaborato da sempre a stretto contatto, ma ha trovato la sua concretizzazione discografica in un progetto divulgazione della musica popolare negli istituti scolastici locali, e non è casuale che uno dei brani cardine del disco, U’Pastoure, sia stato interpretato proprio da una giovane studente, Sabrina Loglisci. A differenza dei precedenti, l’ascolto di questo disco ci permette di cogliere tutte le potenzialità de U’Munacidde ma soprattutto di scoprire il talento vocale di Loredana Savino, una superba interprete della tradizione popolare, in grado di unire ed adattare l’eleganza e la forza del suo timbro alle inflessioni ruvide e rurali del dialetto altomurgiano. Il percorso de U’Munacidde è dunque un esempio prezioso di come nel vasto panorama musicale della Puglia non esista solo la Notte della Taranta, ma anche e soprattutto tanti filoni di musica tradizionale legata ai piccoli territori, quasi a distanza di poche centinaia di chilometri esistesse un altro mondo.



Francesco Sossio Banda – Muretti A Secco (CGL Puglia)
Francesco Sossio Sacchetti è un talentuoso sassofonista e compositore di Gravina Di Puglia che nel suo percorso artistico vanta una lunga serie di prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Enzo Avitabile, Baba Sissoko e Cheb Khaled e numerose partecipazione a grandi eventi come il Montreal Jazz Festival e Folk Getxo di Bilbao. Nel 2007 Francesco Sossio ha dato vita insieme a Loredana Savino (voce), Tommaso Colafiglio (chitarra), Giorgio Albanese (fisarmonica), Leo Zagariello (basso acustico), Michele Marrulli (tamburi a cornice), e Giuseppe Longo (battammorra), alla Francesco Sossio Banda con la quale ha incisol’eccellente Muretti A Secco, un progetto interessantissimo realizzato per la Cgil della Puglia. Si tratta di un percorso di ricerca storico-musicale attraverso i canti di lavoro e di lotta sociale, ed è composto da un dvd contenente un eccellente documentario di 45 minuti, da disco con sei suite dedicate alle varie zone geografiche della Puglia, e da un libro di 200 pagine con tutti i testi e numerose fotografie. Il lavoro compiuto da Sossio è stato essenzialmente volto ad un ampia ricerca sulle fonti storiche recuperate da Ernesto De Martino e Gianni Bosio, fino a quelle più recenti di Giovanni Rinaldi. Tale lavoro ha consentito di tracciare un interessante profilo storico nel quale emergono tutti i problemi legati alla povertà del Sud Italia e alle condizioni disagiate dei contadini, che vivevano lo sfruttamento quotidiano da parte dei padroni, il tutto mentre sullo sfondo si muovono problematiche complesse come l’emigrazione, la disoccupazione, il disagio sociale e la religione. Temi di grande attualità ancora oggi, che spesso corrono il rischio di essere dimenticati. L’ascolto è un vero e proprio viaggio che parte dal Barese, tocca Brindisi, e ritorna a Foggia attraversando i campi di grano del tavoliere, la terra arida della Capitanata, fino a raggiungere il Salento con Lecce e Taranto, per poi fare ritorno all’Apulia. Ciò che sorprende è l’energia e la carica emotiva con la quale Sossio ha confezionato i vari brani che sono resi ancor più preziosi dalla voce di Loredana Savino, che rispetto ai lavori con U’Munacidde, si mostra ancor più versatile nell’approcciare dialetti diversi da quello Alto Murgiano. In attesa di goderci il secondo disco della Francesco Sossio Banda non ci resta che consigliare vivamente ai lettori l’ascolto di questo disco, per comprendere a pieno tutta la complessità delle tradizioni musicali pugliesi.

Salvatore Esposito

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