Underfloor - Vertigine (Suburban Sky)


Quando nei primi mesi del 2005 fu pubblicato il disco di debutto degli Underfloor, band fiorentina formata da, formata da Matteo Urro (voce e chitarra), Guido Melis (basso e voce) e Lorenzo Desiati (batteria) la sensazione fu sin da subito positiva. La Firenze Rock era tornata in vita, a più di un decennio di distanza dai successi di Litfiba e Diaframma, grazie a questo trio di ottimi musicisti con alle spalle una solida gavetta fatta sui palchi della Toscana in varie formazioni. Il loro potente rock contemporaneo spaziava dalla psichedelica dei primi Pink Floyd al sound dei Radiohead, il tutto impreziosito da originali note di colore melodiche tipicamente italiane. Quel primo ascolto svelava una grande ricerca sonora che nonostante i tanti riferimenti stilistici non risultava mai derivativa ma anzi era svelava una originalità di fondo. A differenza delle tante band indie italiane, gli Underfloor, propongono il loro rock cantato in italiano e proprio a partire dal loro debutto hanno allargato i loro interessi ad altre forme espressive, nel febbraio del 2005, con ospite l’attrice Eleonora Lepori, hanno presentato “Underfloorence: echoes from underground visions”, uno spettacolo unplugged al quale sono state affiancate letture di brani tratti da testi letterari moderni di autori fiorentini. Dopo una intense attività live durante la quale hanno promosso il loro album di debutto, gli Underfloor tornano hanno da poco pubblicato il loro secondo disco, Vertigine, prodotto in collaborazione con Ernesto De Pascale. Il disco, che tra l’altro gli ha fruttato già il Premio Ciampi, rappresenta un ulteriore passo in avanti per la loro crescita artistica, infatti laddove il disco di debutto risultava un po’ ingenuo, soprattutto in fase di produzione, il nuovo album suona maturo e molto ben delineato a livello sonoro e melodico. I sette brani di Vertigine rappresentano molto bene lo stato dell’arte dell’indie rock italiano ma allo stesso tempo ne evidenziano i tratti più colti, mettendo in luce come grazie ad un attento processo creativo si possa unire poesia e rock creando qualcosa di veramente nuovo. A conferma di quanto detto fin ora, basta ascoltare brani come la profondissima La Mia Necessità, o Ancora Un Inverno in cui brilla al clavicembalo Giulia Nuti (che si ripete alla viola nella altrettanto bella Bianco) e la splendida divagazione psichedelica Dall’esterno in cui è ospite Francesco Magnelli al Rhodes. Per capire però le vere qualità di questa band vi consigliamo caldamente l’acquisto di questo disco, sarà per tutti una bella sorpresa che vi farà pensare che forse parlare di rock d’autore in questo caso non è sbagliato


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia