La pubblicazione di Lengua Serpentina, che gli ha fruttato il premio Viarengo, è l’occasione giusta per intervistare Roberta Alloisio. Con lei abbiamo ripercorso tutta la sua carriera dagli esordi fino al disco più recente di cui ce ne svela segreti, ispirazioni e suggestioni…
E sempre citando l’Anonimo Genovese:
Tanto numerose sono le persone straniere
sia in città sia lungo la costa
con navi piccole e grandi
che giungono piene di mercanzie
che tutti i giorni, mattina e sera
le strade sono molto affollate…
Addirittura lui dice “troppo affollate” pensa che casino doveva essere….
Ci puoi parlare del lavoro di ricerca compiuto sulle fonti tradizionali, visto che nel disco spesso ricorrono brani risalenti addirittura al Medio-Evo?
Come ho già detto, conoscevo l’esistenza di materiale “importante” già da diverso tempo, la cosa che mi colpiva anzi era che nessuno ne avesse ancora fatto niente. Perché De Andrè ha lavorato da autore, ricreandolo quasi il dialetto, rievocandolo, anche se qualcosa ha preso dalla tradizione, come poi ho scoperto, ad esempio il ritornello di “A Cimma”, è una formula magica che i cuochi usavano per curare le bruciature, e anche l’inizio di “Creuza De Ma”, se ci fai caso, è un omaggio proprio a “Lengua Serpentina” di Ceriana (Imperia). Comunque io ero incuriosita dal fatto che nessuno avesse ancora usato tutto ‘sto ben di Dio, anzi devo dirti che ho spinto per fare il disco velocemente perchè mi sembrava anche strano che nessuna voce femminile l’avesse affrontato. Ascoltavo fado, flamenco, morna, canti siciliani e canti sardi, la grande Elena Ledda e Yasmine Levy, Maria del Mar Bonet e Dulce Pontes e pensavo “ma perché io non posso cantare qualcosa di altrettanto “emotivo” nella mia lingua?” E’ così che è nato “Lengua Serpentina”, come una sorta di “falso storico” ricreato però rigorosamente su testi originali, era quello che secondo me costruiva le fondamenta del progetto, il fatto di avere in bocca “pietra”, parole antiche che davvero rappresentavano da secoli il nostro vivere. E poi come si dice in dialetto “raccatto” tutto quello che trovo nelle biblioteche, sulle bancarelle, e ho anche scoperto, nelle carte di mio padre, che è mancato prima che uscisse il disco, che anche lui aveva raccolto molto materiale sulla tradizione popolare genovese e del basso Piemonte, e pensa che senza sapere nulla a volte ho scelto le stesse cose.
Sarebbe interessante per i nostri lettori conoscere qualcosa di più di Soffio brano ispirato alla Divina Commedia e alla Bibbia...
Questo è un miracolo di Franco Minelli, è lui che ha curato gli arrangiamenti, anche se io ho voluto nel disco altre cose, tipo “Amor non ti partire” o i brani di Edmondo Romano, perché avevo voglia di “isole”, di avere ogni tanto un clima più largo, evocativo… Però ripeto, riguardo al suono e agli arrangiamenti grazie Franco! Grazie Orchestra Bailam! Tutti musicisti strepitosi con un’energia straordinaria! E poi sono anche belli…
Da amante della storia Medioevale mi ha colpito molto Il Santo Graal, brano scritto da te e senza dubbio uno dei più riusciti del disco, ci puoi raccontare qualcosa a riguardo?
E’ un brano nato per uno spettacolo teatrale. La moglie di Giampiero, Simonetta Cerrini, filologa, ha scritto un bellissimo libro sui templari “la Rivoluzione dei Templari” appunto, edito in Italia da Mondadori. Da questo libro tempo fa avevamo tratto spunto per uno spettacolo di massa (spettacoli ideati da Giampiero dove i professionisti si mescolano con decine, a volte centinaia, di cittadini-artisti, un po’ sulla falsariga dei Sacri Misteri). Nello spettacolo però aveva una ritmica totalmente differente, sarebbe stato difficile inserirlo così com’era. Allora ho chiesto a Franco di stravolgerlo, e lui, grande cultore della muisca mediorientale, ha ideato questa specie di “taxim”, dove la voce e l’oud dialogano…
Ho debuttato qualche sera fa con la nuova formazione composta da Fabio Vernizzi al piano, Marco Fadda alle percussioni e Riccardo Barbera al contrabbasso. E entro pochi giorni entreremo in sala. Certamente altre sonorità per il nuovo disco, dove affronterò anche qualche tradizionale vero questa volta, ma sto ancora “partorendo”. E’ difficile anticipare, come avrai capito, lavoro sempre con un misto di volontà, caso, fiducia, destino, accoglienza. Wna “visione”, in qualche modo precisa, che intuitivamente controllo, che però si arricchisce continuamente e costantemente dell’apporto dei generosi compagni di viaggio che incontro. Quindi per scaramanzia preferirei non parlarne troppo!