Freestone - The Temple of Humanity (Pink Records)


Nati intorno alla figura dell’eclettico cantautore e polistrumentista, Harm Timmerman, gli olandesi Freestone sono una band di prog rock che mescola influenze che partono dal jazz e arrivano a toccare la musica ambient, il folk e il pop ammiccando tanto ora ai Pink Floyd ora agli Enigma ora al prog inglese. L’originalità della loro proposta musicale non si limita però al solo stile, davvero originale e suggestivo ma si allarga anche alle tematiche trattate nel loro album di debutto, The Temple Of Humanity, un concept album in cui viene illustrata la storia dell’uomo, il suo rapporto con la religione, la tradizione, il mito e i simboli ancestrali. E’ dunque un viaggio attraverso l’arte, la filosofia, la letteratura, in un continuo scorrere di suggestioni musicali che sottolineano in modo eccellente anche i passaggi più criptici dal punto di vista prettamente letterario. Il disco si apre con Turn The Key, una rock ballad che attraverso chiaroscuri letterari ci schiude le porte a questo viaggio, in cui incontriamo il trascinante uptempo della misteriosa Children Of The Window, l’evocativa Out Of The Dark ma soprattutto la splendida The Ancient Of Days, un brano jazz rock in cui si apprezza il contrasto tra i beat elettronici e il sax suonato da Alex Simu. Un discorso a parte lo merita Documentum Intellige, brano che parte con lo splendido piano suonato da Cas Straatman e sfocia in suggestive atmosfere che ricordano vagamente gli Enigma con il coro “da chiesa” composto da membri dei Toonkunstook Beer e Tight Bars. Il disco si fa poi più soffuso nelle sonorità con lo strumentale Seven Step Staircase che introduce all’emozionante Walking Through This Sacred Place. Particolarmente interante ci sembra anche la title track un brano dal crescendo ritmico in cui brilla l’ottimo intreccio tra piano e sax sostenuto in modo elegantissimo dal drumming di Theun Suphert. Chiudono il disco Pathway On My Own e la tenue Tracing To The West. Insomma The Temple Of Humanity è un disco che incuriosce ad ogni ascolto tanto per la cura con cui sono state saggiamente mescolate le varie influenze musicali quant’anche per l’inusule filo conduttore che lega tutti i brani.
Salvatore Esposito

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